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Roberto Saviano: ecco come cambia la mafia

Stasera al teatro Caniglia di Sulmona con “Appartenere”, “A Fuorigrotta, mi sono imbattuto in un affiliato che è in carcere, ma ha assoldato un social media manager”….

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Roberto Saviano torna in teatro con un recital che accompagna lo spettatore attraverso un viaggio inedito nella vita intima del potere criminale. L’appuntamento è per stasera alle 21, in anteprima nazionale, al teatro Caniglia di Sulmona con “Appartenere, vita intima del potere criminale”.
Il recital è tratto dal libro “Noi due ci apparteniamo”, scritto dallo stesso Saviano, edito da Fuoriscena ed è stato prodotto da Sava’ Produzioni Creative; sul palcoscenico si narra la vita intima del potere criminale. Dall’incontro in un carcere cileno di due donne pesantemente coinvolte con il narcotraffico che si innamorano; al killer che si dichiara e va a convivere con il suo compagno, scatenando le ire del clan. Dal boss, terribile e spietato, che percorre il mondo per ritrovare l’unica donna che gli ha spezzato il cuore, a Matteo Messina Denaro che, ormai agli sgoccioli della sua esistenza, utilizza quel che gli resta tra ricordi intimi delle tante amanti.

In “Appartenere” lei mette a nudo la parte umana, forse, dei killer. Un viaggio nel potere criminale anche attraverso la vita intima. Le organizzazioni mafiose come sono cambiate nel corso dei decenni?
In realtà la parte umana dei boss mi serve per mostrare a chi osserva, legge e poi riflette, quanto le mafie siano espressione dell'umano. Quanto siano vicine al nostro mondo. Tra "noi" e "loro" siamo sicuri ci sia un abisso? E se c'è di che sostanza è fatto? Quando mi si accusa di umanizzare i criminali, non ci si rende conto che il mio obiettivo è esattamente questo: mostrare come i mondi siano compenetrati, mostrare come la ferocia del mondo criminale non è altro che la ferocia del mondo in cui viviamo tutti, come quel mondo e le dinamiche che lo regolano, siano cambiate esattamente come è cambiato il mondo non criminale. Nel raccontare di una faida in corso a Napoli nel quartiere di Fuorigrotta, mi sono imbattuto in un affiliato che è in carcere, ma ha assoldato un social media manager che gli gestisce i profili social... questo dà la cifra di come siano cambiate le organizzazioni criminali. 

La pubblica opinione percepisce come la malavita si insinui sempre di più e più spesso nella quotidianità, qui in Abruzzo per esempio c’è la cosiddetta mafia dei pascoli, ma come è organizzata la malavita contemporanea?
I cambiamenti nelle organizzazioni criminali non procedono per scatti repentini, ma sono evoluzioni legate al mondo in cui le mafie agiscono. Naturalmente il segmento militare resta legato a pratiche che non possono mutare. Quel che cambia è il legame con il territorio: abbiamo visto come negli anni le organizzazioni criminali si siano emancipate sempre di più dalle terre d'elezione e abbiano iniziato a spostarsi nei territori economicamente più fiorenti e meno attenzionati. Nel 2010 mentre andava in onda la trasmissione che conducevo su Raitre, Vieni via con me, dopo un mio intervento in cui raccontavo le infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia, il Giornale raccolse firme contro di me che "davo del mafioso al Nord". Oggi dopo decine di inchieste che provano la presenza massiccia delle organizzazioni criminali totalmente dentro il tessuto imprenditoriale di molte regioni del nord Italia, mi verrebbe da dire che non è la 'ndrangheta a essersi infiltrata al Nord, ma è il Nord a essersi infiltrato nella ndrangheta. 

Giovanni Falcone considerava la mafia un fatto umano con un inizio e una fine. Secondo lei la mafia avrà una fine?
Certo, dovrebbe però esserci la volontà politica, ma i capitali criminali soprattutto in tempo di crisi, sembrano essere risorse a cui non è possibile rinunciare.


Chiara Buccini


postato il 11/4/2024 alle ore 1:28

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